BRACIGLIANO

 

Bracigliano  è un comune italiano di 5 515 abitanti della provincia di Salerno in Campania.Il paese è l’ultimo centro della Provincia di Salerno, in direzione Nord, appartenente alla Valle dell’Irno[3] e all’Agro nocerino sarnese,[4] posto a 350 metri sopra il livello del mare, ha una superficie di 14,3 chilometri quadrati per una densità abitativa di 373,57 abitanti per chilometro quadrato. La storia di Bracigliano risale agli Etruschi dei quali sono stati ritrovati numerosi reperti. Il paese intorno al IV secolo a.C. era abitato da pastori e agricoltori, le prime testimonianze cristiane si riallacciano a quelle delle popolazioni dell’agro nocerino sarnese intorno ai primi anni dopo Cristo.Bracigliano è stato teatro di numerose battaglie, dalle guerre sannitiche, delle quali sono stati ritrovati numerosi reperti archeologici e vi sono ancora resti delle antiche trincee, alle successive guerre puniche che ebbero come scenario l’intera Italia meridionale. Notizie importanti sul Casale di Bracigliano sono contenute nel Codice Diplomatico Cavense, un’antica pergamena in scrittura longobarda, il quale confermava l’esistenza del piccolo borgo facente parte della contea di Nocera. L’etimologia del nome è di varia natura; si va da “bracia”, per i grandi fuochi che vi si accendevano in onore degli dei pagani ad “inter brachia montis” cioè tra le braccia dei monti Faitaldo-Piesco-Ariella. Dal 1806 al 1860, durante il periodo borbonico, il paese faceva parte del Principato Citra ed era collocato nel distretto di Salerno. Bracigliano è stato danneggiato dal terremoto del 1980. Nel maggio 1998 il paese è fra i più colpiti dalla frana alluvionale staccatasi dal Pizzo d’Alvano.

 

PALAZZO DE SIMONE

 

Non si hanno notizie circa l’anno della fondazione del castello di Bracigliano. Vassalluzzo lo annovera tra i 15 castelli che intorno al Mille da Castellammare di Stabia a Serino formarono una cortina di ferro per la difesa della zona: Pimonte, Lettere, Gragnano, Castellammare di Stabia, Angri, Sarno, Nocera, S. Maria a Castello, Castel San Giorgio, Bracigliano, Forino, S. Severino, Montoro, Solofra, Serino.
Necessario è far capire che non venne edificato con una struttura di castello tradizionale; fu piuttosto un piccolo forte, o una fortezza di modeste proporzioni. Lo rileviamo dall’unica testimonianza storica del secolo xv. Infatti dal “Repertorio dei Quinternioni di Principato Citra e Ultra, ms. n. 100 conservati nella Biblioteca Provinciale di Salerno, carte 22v-23r, risulta che nel 1416 Carlo Pagano comprò dalla Regina Giovanna II il Casale di Bracigliano cum eius turri, seu fortelitio”. La parola “fortelitio” precisa infatti che si trattava di un piccolo forte.
Probabilmente il castello fu fondato su di un antico caposaldo romano, simile a quelli che Roma eresse qua e là dopo la conquista della Campania e del Sannio, per consolidarvi il dominio. La nostra supposizione trae origine dal fatto che la conca di Bracigliano per la sua posizione riveste particolare importanza per la protezione e difesa delle antiche strade militari nelle valli adiacenti al di là dei rispettivi spartiacque. Infatti essa è aperta a NO dal valico di Pratelle che porta a Quindici, Moschiano, Lauro, Nola; a NE dal passo di Salto che mette in comunicazione con Forino, Contrada e Avellino; a SE dalla vallecola S. Nazario-Ciorani per la quale si passa nel sanseverinese; a S dal passo Madonna del Carmine che porta a Siano, Castel S. Giorgio e all’agro nocerino-sarnese.
Nel 1754 l’antico fortino fu trasformato in residenza nobiliare a opera del marchese Nicola Gerardo Miroballo. Della sua maestosità fanno menzione i seguenti versi scolpiti su di una lapide. Morto nel 1790 senza eredi “in feudalibus” il marchese Cesare Pasquale Miroballo, il feudo divenne terra regia e per conseguenza anche il palazzo entrò a far parte del demanio pubblico.
L’ingegnere e architetto Gaetano del Pezzo, durante varie visite a Bracigliano, osservò con occhio di esperto tecnico, oltre che di artista, il palazzo marchesale e giunse a conclusioni molto valide. Ammirava la struttura del palazzo, frutto di un progetto magistrale per l’armonia, la posizione, le due facciate, anteriore e posteriore, la struttura dei terranei, dei torrioni, e delle grandi soffitte. Ma soprattutto lo colpiva il taglio della montagna per la costruzione dell’edificio. Il semicerchio che chiude il grande cortile, con al centro la cascata, alimentata dal proprio acquedotto, secondo lui è opera di vero maestro.
Confrontando il complesso delle opere del Vanvitelli, a lui ben note, giungeva alla conclusione che il palazzo, per l’architettura in generale ma soprattutto per il cortile, ottenuto tagliando la montagna, è opera di Luigi Vanvitelli.
Il palazzo fu acquistato dal sig. Aniello De Simone per se e per i suoi eredi. Il contratto fu stipulato il 18 giugno 1824 tra il Re delle due Sicilie Ferdinando I, rappresentato dal principe di Gerace D. Pasquale Serra e dal sig. D. Aniello Se Simone, proprietario.
Con istrumento, rogato dal Segretario comunale Dott. Felice Rescigno da Roccapiemonte il 27 novembre 1938, il palazzo fu acquistato dal Comune.

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